I secondi Giochi Olimpici ospitati dalla metropoli californiana, oltre a essere un’esplosione di colori e di prestazioni esaltanti, offrirono risultati senza precedenti dal punto di vista finanziario. Tra gli atleti dominò la scena Carl Lewis che preparò i suoi successi allenandosi su pista Mondo.
Le Olimpiadi di Los Angeles furono le prime organizzate solo con fondi privati. La decisione di affidarsi interamente agli sponsor per ottenere i fondi fu inizialmente criticata, ma alla fine produsse un profitto di 215 milioni di dollari, trasformando i Giochi del 1984 in un modello da imitare. Dopo le iniziali difficoltà, l’accordo da 225 milioni di dollari firmato con l’American Broadcasting Companies (ABC) diede al Comitato Organizzatore una base finanziaria su cui appoggiarsi e decretò l’inizio di un programma di sponsorizzazione che portò a un numero limitato di sponsor e fornitori ufficiali selezionati: ne furono scelti un centinaio, contro i 150 di Montreal e Mosca, e gli oltre 300 delle Olimpiadi Invernali di Lake Placid del 1980. Le Olimpiadi di Los Angeles riuscirono a realizzare così uno degli obiettivi primari: non costare nulla ai contribuenti.
Una delle scelte più importanti che portò a minimizzare i costi fu quella di utilizzare strutture sportive già esistenti. Los Angeles non voleva finire come Montreal, che per la costruzione dei nuovi impianti aveva dovuto chiedere un forte intervento da parte dello Stato e, di conseguenza, dei contribuenti con nuove tasse. Il sud della California era un’area ricca d’impianti sportivi, la sola zona di Los Angeles aveva gli spazi necessari per ospitare 21 degli sport olimpici in programma, con ben due stadi in grado di contenere oltre 90.000 spettatori. Una dopo l’altra, tutte le discipline olimpiche trovarono il luogo giusto dove essere disputate. Solo due strutture furono costruite dal nulla: il velodromo, primo di livello mondiale nell’ovest degli Stati Uniti, e la piscina della University of Southern California. Entrambi i progetti furono finanziati interamente dagli sponsor.
Così come era accaduto per i Giochi del 1932, l’Exposition Park di Los Angeles fu il fulcro delle Olimpiadi del 1984. La sfida fu di convertire l’intera area (54 ettari), che ospitava il Los Angeles Memorial Coliseum e la Sports Arena, nel centro di tutta l’attività olimpica, un’area alla quale avrebbero avuto accesso contemporaneamente più di 100.000 persone. Tra i miglioramenti permanenti apportati, per il valore di 1,8 milioni di dollari, ci furono il rinnovamento del sistema d’irrigazione e dell’illuminazione stradale attorno all’area, la ripavimentazione delle strade circostanti il parco, la ristrutturazione del manto erboso e importanti lavori di giardinaggio. Il tocco finale fu la statua commemorativa dei Giochi realizzata dall’artista Robert Graham: due statue di bronzo raffiguranti una coppia di atleti: un giocatore di pallanuoto e una velocista.
Costato 954.872 dollari e inaugurato nel maggio del 1923, il Memorial Coliseum è stato lo stadio principale di entrambe le Olimpiadi ospitate da Los Angeles. La struttura subì un intervento di ristrutturazione prima dei Giochi del 1932 e lo stesso accadde per quelli del 1984. Tra gli interventi, costati 5 milioni di dollari, quello più evidente fu la rimozione della prima fila di sedili sul lato nord delle tribune, per rientrare nei parametri richiesti dalla IAAF. Anche lo Swim Stadium adiacente al Coliseum, che nel 1932 aveva ospitato le gare di nuoto e di tuffi, subì una profonda trasformazione, divenendo il centro di sostegno e di riscaldamento degli atleti prima delle competizioni. Il Coliseum ospitò le cerimonie di apertura e chiusura oltre alle gare di atletica leggera. In rispetto della tradizione il braciere utilizzato nel 1932 non fu sostituito.
Protagonista assoluto delle Olimpiadi di Los Angeles 1984 fu senza dubbio Carl Lewis. Ai successi ottenuti dall’atleta americano contribuì anche Mondo, grazie alla pista della Santa Monica University utilizzata dal campione nel momento più delicato e importante per un atleta: l’allenamento. “In occasione delle Olimpiadi di Los Angeles, Mondo ha fornito quattro piste d’allenamento di color rosso, tutte con superficie Sportflex Super X. Una di queste fu posata alla Santa Monica University, dove si allenavano Carl Lewis e gli altri atleti del Santa Monica Club”, ricorda Andrea Vallauri, responsabile della Divisione Export di Mondo. L’esperienza positiva di Los Angeles 1984 fu fondamentale per l’entrata di Mondo nel mercato statunitense. “Le piste realizzate furono il punto di forza. La presenza alle Olimpiadi permise a Mondo di acquisire notorietà e prestigio. Da quel momento l’azienda ha iniziato a sviluppare in maniera più strutturata il mercato americano, partendo dalla California e spostandosi verso est”, commenta Vallauri. Un processo iniziato con le forniture per le grandi università, come Harvard e il MIT, che ha portato alla creazione di Mondo America e alla presenza di piste Mondo in diverse strutture sparse in tutti gli Stati Uniti.
Per vendicarsi del boicottaggio subito quattro anni prima, in occasione dei Giochi di Mosca, l’URSS e quasi tutto il blocco sovietico (eccetto la Romania) decisero di non partecipare alle Olimpiadi di Los Angeles 1984. In totale, oltre all’Unione Sovietica, furono 13 le nazioni che non parteciparono: Cuba, Germania dell’Est, Afghanistan, Bulgaria, Cecoslovacchia, Etiopia, Ungheria, Corea del Nord, Laos, Mongolia, Polonia, Vietnam, Repubblica Democratica dello Yemen. L’annuncio del boicottaggio arrivò solo l’8 maggio 1984, motivato da problemi di sicurezza e dalla presenza di “sciovinistici sentimenti e isteria anti sovietica” negli Stati Uniti. Anche se il numero di nazioni non partecipanti fu inferiore rispetto al boicottaggio di Mosca 1980, l’assenza dell’Unione Sovietica e dei suoi alleati influenzò i risultati in molte discipline olimpiche. I Paesi aderenti al boicottaggio organizzarono un grande evento tra giugno e settembre 1984, chiamandolo Giochi dell’Amicizia, ma nessuna gara fu disputata in contemporanea con quelle delle Olimpiadi.