Il nuovo centro polifunzionale di San Bartolomeo, a Trento, è stato realizzato a margine dello studentato, ma offre a tutta la comunità la possibilità di usufruire di una serie di nuovi utili servizi. Il nuovo palazzetto dello sport al suo interno è stato realizzato con pavimentazione e soluzioni Mondo, che assicurano un livello di gioco professionale.
Realizzato in soli trenta mesi, il nuovo centro Sanbàpolis è una modernissima struttura polifunzionale costruita nel massimo rispetto per l'ambiente circostante. Il progetto, voluto dall'Opera Universitaria di Trento, è stato realizzato da STS Trentino Engineering, che per la parte architettonica è stato affiancato dallo studio spagnolo Palerm y Tabarez de Nava, con l'architetto Juan Manuel Palerm Salazar che ne ha sviluppato il concept architettonico. La costruzione è stata affidata al Consorzio Lavoro Ambiente, che si è valso del lavoro delle cooperative Cle di Bolzano e Btd Servizi Primiero, oltre alla collaborazione di una decina di imprese artigiane trentine. “I lavori sono iniziati nel gennaio del 2011, con il vincolo di terminare in trenta mesi. Si tratta di un tempo molto risicato per un'opera di circa 90.000 metri cubi, ma siamo riusciti a rispettarlo, consegnando nel luglio del 2013. L'inaugurazione è avvenuta nel settembre del 2013”, ricorda l'ingegnere Luca Masini, direttore tecnico di STS Trentino Engineering.
La struttura, che si sviluppa su cinque livelli, è per lo più interrata in quella che una volta era una collinetta. Una soluzione che la rende poco appariscente e perfettamente integrata con il luogo che la ospita a San Bartolomeo (Trento sud). “Dove sorge il Sanbàpolis prima c'era una collinetta. Per prima cosa abbiamo dovuto scavare per rimuovere circa 73.000 metri cubi di terreno”, spiega l'ingegnere Masini. Per quanto riguarda l'area esterna, il progetto ha previsto la realizzazione di spazi pubblici, con una grande piazza che opera da copertura dell'edificio. “La copertura di tutto l'edificio è una piazza calpestabile, concepita per essere luogo di aggregazione tra gli studenti, sulla quale si trova un importante impianto fotovoltaico”, dice Luca Masini.
Aperto a tutti, il nuovo Sanbàpolis sarà frequentato soprattutto dagli studenti, che avranno a disposizione un'area sportiva con strumenti e soluzioni di livello professionale. “L'obiettivo di questa edificazione era il completamento delle residenze universitarie che si trovano a monte, che possono ospitare fino a 900 studenti, trasformandole in un campus, con una serie di servizi”, ricorda Luca Masini. Tra i nuovi servizi spicca una zona per lo sport indoor, in particolare un nuovo palazzetto dello sport. “È stato costruito un palazzetto dello sport con 600 posti a sedere, omologato per discipline agonistiche come volley, basketball e calcio a 5, con relativi spogliatoi per giocatori e arbitri, infermeria, primo soccorso”, continua l'ingegnere Masini. Nella parte sportiva, affianco al palazzetto, si trova la più grande palestra di arrampicata indoor in Italia, la terza in Europa grazie ai suoi circa 2.300 metri quadri di superficie arrampicabile.
Uno dei punti di forza del nuovo palazzetto dello sport è la sua superficie di gioco.
“Il committente finale inizialmente aveva scelto una pavimentazione tecnico sportiva in gomma. Questa scelta personalmente non mi convinceva, perché ero più propenso per una pavimentazione in parquet, un'opinione condivisa dalle federazioni provinciali di basket, volley e futsal. Così ho deciso di intervenire con una sorta di modifica in corso d'opera. Grazie ai tecnici Mondo, in particolare il signor Aldo Sparapan, siamo riusciti a trovare un prodotto Mondo in parquet galleggiante di soli 38 mm di spessore, che ci ha permesso di realizzare una pavimentazione in legno come richiesto soprattutto dalla FIBA e dal Coni”, spiega Masini. Si tratta di una pavimentazione in legno chiamata Zeta System, una soluzione omologata FIBA. “Questo modello in particolare è siglato FTS, con il supporto del pavimento realizzato in un materiale particolare che facilita la conduttività del calore. È importante che il parchetto si faccia attraversare senza resistenze, così che possa irradiare la superficie in legno riscaldando fino a 1,80 m di altezza, come previsto dalla norma”, spiega Aldo Sparapan, Mondo Indoor Sport & Contract Division. La soluzione del parquet in rovere galleggiante, condivisa anche dall'ITAS Volley e dalla Federazione provinciale di pallacanestro, colpisce anche dal punto di vista scenico. Mondo si è occupata anche della tracciatura del campo di gioco per le tre discipline per cui il palazzetto è omologato: volley, basket e futsal. Per quando il palazzetto ospiterà eventi non sportivi (concerti, assemblee, meeting), Mondo ha fornito la soluzione High Jolt, prodotto molto resistente e di facile installazione, che verrà utilizzato a copertura della pavimentazione in legno. In questo modo è stato garantito un uso davvero polifunzionale dell'area indoor.
L'impegno di Mondo all'interno del nuovo palazzetto non si è limitato alla pavimentazione, ma ha riguardato anche i canestri. “Inizialmente erano stati scelti dei canestri di tipo olimpionico, ma poi si è optato per una soluzione più maneggevole. I canestri Mondocup, infatti, vengono ripiegati su se stessi quando non si gioca e per mezzo di ruote vengono posti in un locale apposito. Si tratta di un canestro di livello medio-alto, omologato anche per partite di serie A. Il canestro non è pesante e consente per questo una buona trasportabilità, senza che si debba intervenire con dei tecnici o delle attrezzature particolari”, spiega Aldo Sparapan. Mondo ha fornito anche il tabellone elettronico. “È stato installato il modello Fenix, adatto per un incontro tra squadre di basket a livello di serie A. Lo stesso tabellone ha poi due finestrelle utili per il gioco del volley e il calcio a 5. Il tabellone viene comandato via radio da una consolle, di solito posta sul tavolo dei giudici”, conclude Sparapan. La fornitura Mondo ha riguardato anche la rete per il volley, il palchetto per gli arbitri, le panchine e le porte per il futsal.
Mondo ha fornito e installato anche le 600 sedute del palazzetto, scelte dopo un'attenta valutazione tecnico-economica. Un aspetto importante ha riguardato la collocazione delle sedute, modello G 2007, sulle gradinate. Ogni seggiolino, infatti, deve rispondere a una curva di visibilità, che permetta a chi è seduto di avere la visibilità fino almeno a bordo campo, e questo vale per qualsiasi disciplina si disputi su quel campo. “Nel caso di Sanbàpolis, le sedute non sono fissate tutte alla stessa altezza, ma seguendo lo schema con il quale l'ingegnere Masini ha individuato la giusta curva di visibilità. Seguendo le indicazioni del grafico fornito dall'ingegnere Masini, noi siamo intervenuti costruendo una dima sulla quale ad ogni gradone varia l'altezza della sedia di qualche centimetro; in questo modo siamo rimasti conformi alla curva di visibilità. È stato un lavoro che ha visto impegnati i nostri tecnici, prima con dei sopralluoghi in cantiere e poi con l'attuazione del progetto”, ricorda Aldo Sparapan.
Oltre alla parte sportiva, i servizi all'interno di Sanbàpolis comprendono anche un'area culturale. “Il quadrante culturale è composto da un teatro contemporaneo sperimentale, che nel corso dei lavori è diventato uno spazio teatrale polivalente, che a seconda dell'esigenza può essere cinema, teatro all'italiana, sala conferenze con 550 posti. Accanto alla sala principale, ci sono delle salette polivalenti teatrali per corsi di ballo, recitazione, piccole produzioni, prove di band musicali. Poi ci sono 1000 metri quadri di uffici, un ristorante di 650 metri quadri e un lunch bar panoramico di circa 400 metri quadri. A tutto questo vanno aggiunte anche delle attività commerciali”, spiega l'ingegnere Masini. Il teatro ha un volume di 4mila metri quadri, e l'area degli uffici è caratterizzata da un'illuminazione completamente naturale.
Sanbàpolis si distingue per il suo alto livello di eco-sostenibilità. Le scelte fatte dai progettisti hanno permesso al progetto di ottenere il certificato Leed a livello Platinum, il massimo che si possa ottenere. Tra le decisioni prese che hanno portato a questo riconoscimento c'è quella di aver reso la struttura energicamente indipendente. “Tutto il fabbisogno di energia termica e frigorifera, per la climatizzazione estiva e invernale, e la produzione dell'acqua calda sanitaria, sono forniti dal più grande impianto geotermico che sia stato realizzato in Trentino Alto Adige: è composto da 47 sonde geometriche, che arrivano fino a 150 metri di profondità e che sono alimentate da due grosse pompe geotermiche, che funzionano a energia elettrica la cui maggior parte è fornita dall'impianto fotovoltaico”, spiega Luca Masini. Uno dei requisiti fondamentali per ottenere la certificazione Leed, ha riguardato la scelta dei materiali. “Per ottenere la certificazione, abbiamo dovuto rispettare una serie di requisiti, compreso l'utilizzo di una buona percentuale di materiali riciclati, o comunque rinnovabili. Ad esempio, tutti i rivestimenti delle pavimentazioni fredde sono in pietra di fabbrica, che nasce interamente da scarti di produzione industriale. A livello di eco-sostenibilità si è puntato molto sul legno che proviene da foreste certificate; tutte le coperture sono state realizzate in legno lamellare. Si tratta di una copertura imponente, perché oltre a fungere da copertura è anche il piano di calpestio delle piazze superiori. Poi abbiamo utilizzato moltissimo dei materiali regionali, una scelta fondamentale per ottenere la certificazione. Una grandissima componente di porfido trentino è stata impiegata sia per la realizzazione della maggior parte delle pavimentazioni esterne, sia per la grande facciata ventilata in porfido, un'opera che nessuno aveva mai realizzato prima: la facciata è stata realizzata con una serie di lastre in porfido di scarto, che sono state fresate e appese su una sottostruttura in alluminio, realizzando così un piacevole effetto estetico finale sul prospetto dell'edificio”, ricorda l'ingegnere Masini.
Il progetto Sanbàpolis è stato portato a termine nei tempi previsti anche grazie all'ottima sinergia che c'è stata tra chi ha progettato la struttura e chi ha fornito il materiale per la sua realizzazione. “L'ingegnere Masini ha voluto interfacciarsi sempre con noi prima di prendere delle decisioni importanti. Ciò ha permesso di evitare degli errori che a volte si verificano, come per esempio quello di non prevedere in fase di progettazione la presenza di un cavo elettrico per il tabellone. Scoprire certi errori quando la pavimentazione è già stata installata vuol dire dover spaccare il pavimento e fare dei danni enormi. In questo caso, la fase coordinativa di interfaccia tra la progettazione e il fornitore ha permesso una linearità anche a livello di cantiere, cosa che non sempre è possibile”, commenta Aldo Sparapan.